Quali cibi si possono consumare dopo la scadenza?
Di Antonio Paolillo – Tecnologo Alimentare
In questo periodo di emergenza caratterizzata dalla disponibilità di cibo, che non manca nei supermercati, da acquistare e conservare in casa ci si pone la domanda se e quando un alimento che supera la data di scadenza può essere consumato o invece buttato nella pattumiera. Capita di sovente nelle nostre cucine imbatterci, all’improvviso, in un alimento che ha finito la sua così detta “vita di scaffale” (shelf life).
In realtà non sempre è necessario buttarlo immediatamente, ma questo dipende dal tipo di alimento e da come è stato conservato. Dal momento in cui la data di scadenza viene superata, il consumo dell’alimento può essere pericoloso per la salute a causa della proliferazione di muffe e batteri ma questa condizione non comporta, necessariamente, la perdita di genuinità degli stessi o essere causa di spiacevoli inconvenienti per il nostro organismo. Come comportarci, dunque, difronte un alimento scaduto?
A questo proposito permettetemi di svolgere un breve excursus in ordine al “termine minimo di conservazione” ed alla “data di scadenza”:
Il “termine minimo di conservazione” consiste nella data fino alla quale, in adeguate condizioni di conservazione, il prodotto conserva le sue proprietà organolettiche e nutrizionali.
Si tratta di una delle informazioni richieste dall’art. 9 del Regolamento UE n. 1169/2011, che deve essere espressa con la formula “da consumarsi preferibilmente entro il” o “entro fine”, a seconda che, rispettivamente, venga indicato il giorno oppure un altro periodo.
La “data di scadenza” è, invece, la data entro la quale il prodotto deve essere consumato; viene espressa con la formula “da consumarsi entro”, alla quale fa seguito l’indicazione della data: giorno, mese ed anno.
Come si diceva non tutti i cibi scaduti possono nuocere alla salute, vediamo quali sono quegli alimenti che possono essere consumati anche dopo la scadenza e quali invece no.
Partiamo dai latticini. Un alimento sul quale ci siamo posti il problema se è bene consumarlo dopo la sua data di scadenza è rappresentato dal latte fresco pastorizzato. Per questo alimento la data di scadenza è fissata, per legge, al sesto giorno dal trattamento termico, mentre si arriva a dieci giorni per il latte microfiltrato pastorizzato. Oltre queste date il consumo non è consigliabile, il latte che sta per scadere (giunto all’ultimo giorno) può, però, essere ancora utilizzato per alcune preparazioni in cucina, quali ad esempio la preparazione di dolci da forno. Gli yogurt, invece, possono essere consumati fino a 6 – 7 giorni dopo la data di scadenza; si tenga però presente che le loro proprietà nutritive risulteranno ridotte mentre per le proprietà organolettiche il decadimento è quasi impercettibile. Si consiglia di conservare correttamente i vasetti di yogurt a 5°C riponendoli nella parte alta del frigorifero. Per quanto riguarda i formaggi la scadenza cambia se il formaggio è fresco oppure stagionato. Per i formaggi freschi è meglio attenersi alla data di scadenza indicata sulla confezione, mentre per i formaggi stagionati a pasta dura, oltrepassata la data di scadenza, hanno la tendenza a formare muffa ma è sufficiente però rimuoverla accuratamente per poterli consumare senza alcun problema.
Pasta, riso e biscotti hanno solitamente una scadenza che varia dai due ai tre anni, anche se consumati dopo qualche mese non creano alcun tipo di problema ma devono essere stati conservati correttamente come riportato in confezione (luogo fresco e asciutto) accertandoci che non ci sia stata comparsa di farfalline (P. interpunctella) con il rischio di infestare la nostra dispensa. Nei biscotti secchi avviene un peggioramento delle caratteristiche organolettiche e texture (perdita di consistenza).
Le uova crude o alla coque dovrebbero essere consumate al massimo tre giorni dopo la data di scadenza, se invece intendiamo friggerle in olio al massimo entro una settimana dalla loro scadenza. Oltrepassati questi limiti potremmo esporci ad un inutile rischio alimentare.
Per quanto riguarda le conserve sott’olio e sottaceto hanno scadenze variabili che vanno dai tre ai cinque anni, non vi sono problemi se tali alimenti sono consumati entro due mesi dalla scadenza l’importante è assicurarsi che le confezioni siano integre e che non presentino rigonfiamenti sulla capsula ermetica che li sigilla.
Per i salumi e gli affettati in genere, invece, vanno consumati entro la data di scadenza indicata sulla confezione.
Per quanto riguarda i succhi di frutta essi hanno data di scadenza variabile dai sei ai dodici mesi è auspicabile rispettare le indicazioni di consumo per non perdere gusto e qualità organolettiche.
Pesce e surgelati se conservati correttamente il loro consumo può essere effettuato fino a due mesi dopo la data di scadenza riportata sulle confezioni. Se, ad esempio, si volessero consumare gamberetti surgelati crudi è meglio rispettare il termine di scadenza per evitare rischi di intossicazione, mentre, se si prevede una cottura degli stessi si può andare oltre il tempo minimo di conservazione. Per il pesce in scatola quale il tonno ad esempio se conservato correttamente possiamo consumarlo entro uno o due mesi dalla data di scadenza.
Queste regole valgono solo se i prodotti sono stati conservati correttamente come prescritto da produttore non a caso, infatti, oggi possiamo leggere sulle etichette dei prodotti alimentari informazioni aggiuntive quali “conservare il luogo fresco e asciutto” oppure “una volta a perta la confezione riporre in frigo e consumare entro…”. Il consiglio più importante è comunque quello di fidarsi dei propri sensi: vista, gusto e olfatto e della sensazione che il prodotto ci trasmette al momento del consumo. In questi momenti anche molto difficili per molti dal punto di vista economico non dimentichiamo di aderire alla campagna “spesa sospesa” a favore dei più bisognosi.